Le mie linee guida
Sempre più spesso oggi, gesti artistici si dissolvono in citazioni di forme e sperimentazioni già viste nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle. Opere in stile rinascimentale, tele macchiate o tagliate, installazioni e animazioni digitali… la massificazione dell’arte da un lato ha reso accessibile la meraviglia a chiunque, dall’altro ne ha abbassato il livello culturale fino alla ripetizione di esperienze già attuate, ormai prive di valore o di energia creativa.
Quale senso, quindi, quale entità culturale ha un’opera d’arte attuale? Rischiamo di scadere in un manierismo anemico, in una replica senza impatto, senza effetti sull’osservatore?
Il quadro socioculturale in cui viviamo ci consegna uno scenario sempre più povero. L’esteriorità ha la meglio sulla sostanza, le capacità presunte superano le effettive e l’apparenza, finisce per farsi essenza.
Questo mi spinge a una ribellione, ad inseguire un nuovo significato nel gesto estetico, declinato nei termini di impegno e abilità professionali.
Non è più sufficiente chiamare in causa qualità poetiche, inventive o visionarie – eredità del secolo scorso – o anche solo tecnico scientifiche, ma l’innovazione chiede a gran voce una fusione tra queste forze.
Ora più che mai le effettive abilità dell’artista, la sincerità di intenti e l’impegno reale possono assumere un’importanza di primo piano per la società, possono suscitare sentimento e infondere fiducia.
E, per quanto mi riguarda, restituire un rinnovato senso del fare creativo.
Fabrizio Savi